Battir

 

Questo è Battir, una zona limitrofa a Betlemme in cui la natura è incontaminata, luogo in cui molti palestinesi della zona si recano per fare passeggiate. E’ qui che il nostro progetto come West Climbing Bank prevede la continuazione del lavoro: chiodare le piccole falesie che circondano gli ulivi.

Per la precisione ci troviamo in area C, che secondo la partizione decisa nell’accordo di Oslo del 1993, è considerata una zona sotto controllo dell’ amministrazione israeliana, e di conseguenza vige il divieto per i palestinesi che possiedono legalmente quelle terre, di costruire. Un’altra cosa che non sarebbe permessa, sempre secondo questo famoso accordo,  è la costruzione delle colonie in queste aree da parte del governo Israeliano. Come ben sappiamo però la West Bank è ampiamente costellata da insediamenti, dove coloni israeliani risiedono sotto la stretta sicurezza dell’ esercito e ai quali, per la legge israeliana, è concesso possedere un’arma da fuoco per la propria tutela già in adolescenza.

Ieri mattina ci siamo recati a Battir per continuare alcuni step del nostro progetto e parlare con il sindaco di questo paesino per avere il permesso di piantare alcuni cartelli segnaletici per le “climbing routes” che nelle prossime settimane verranno chiodate da alcuni esperti scalatori del gruppo, e coinvolgerli nella partecipazione al progetto, attraverso un’azione di sistemazione e bonifica del luogo. Purtroppo però al nostro arrivo siamo stati accolti dalla spiacevole notizia che, con il sorgere del sole, alcuni coloni avevano fatto irruzione nella zona, dando il via a dei veri e propri lavori edili, attraverso l’ausilio di tre scavatrici.

Gli abitanti del luogo sono subito accorsi per reclamare le loro terre e denunciare l’azione illegale da parte dei coloni. Erano presenti anche ufficiali della polizia e dell’esercito israeliano, che cercavano di sedare l’ardore delle persone frustrate per l’azione, segnando su taccuini i nomi dei proprietari di quelle terre. Nei prossimi giorni ci recheremo nuovamente sul posto per capire come si evolve la vicenda.

Ma capiamo ancora più chiaramente quanto sia importante non lasciare indietro nemmeno un centimetro di terra alla razzia israeliana. In questo specifico caso “chiodare” più vie possibili significa fare in modo che diventino vette di resistenza politica attraverso l’azione sportiva. Ci rendiamo conto sempre di più del valore delle azioni che metteremo in atto attraverso questo progetto nelle prossime settimane e di quanto sia importante raccontare queste storie.

Essere solidali con il popolo palestinese significa sapere da che parte stare, e trasformare pensiero in azione pratica, come la condivisione e costruzione di progetti che diano una reale tangibilità di azione ai palestinesi nel rispetto della loro indipendenza.

Noi di West Climbing Bank abbiamo deciso da che parte stare, e torneremo a Battir nelle prossime settimane per scalare insieme ai ragazzi palestinesi “le vie verso il cielo e la libertà” e proteggere la terra palestinese dal colonialismo e dall’occupazione israeliana.

Per visionare i video consultare la nostra pagina facebook: West Climbing Bank